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Deforestazione globale; obbiettivo fallito?

  • Autore: Luca Iotti
  • Written: 01/07/2024

La crescente deforestazione globale assume contorni drammatici, con conseguenze devastanti che si riflettono in maniera allarmante nelle aree ad alta densità demografica, quali il Sahel e l’Africa subsahariana. Questo fenomeno sta contribuendo in modo significativo ai flussi migratori, aggravando ulteriormente le sfide già presenti. Le prospettive attuali indicano un fallimento imminente nel raggiungere gli ambiziosi obiettivi di conservazione fissati a livello mondiale entro il 2030.

Nel corso del 2022, la deforestazione globale ha raggiunto cifre agghiaccianti, con oltre 16 milioni di acri di territorio forestale persi, di cui oltre 10 milioni concentrati nelle preziose foreste primarie tropicali. In particolare, la rapida deforestazione nel Sahel minaccia non solo la biodiversità, ma anche la stabilità ambientale, innescando un ciclo di eventi che contribuiscono alle migrazioni forzate. La perdita accelerata di risorse naturali, combinata agli impatti devastanti del cambiamento climatico, crea un cocktail esplosivo di instabilità e sofferenza umana.

Le foreste tropicali, considerate una volta fari di biodiversità e baluardi contro il cambiamento climatico, sono ora sull’orlo del collasso. Senza interventi immediati e decisi, queste preziose risorse naturali rischiano di trasformarsi da assorbitori di carbonio in fonti di emissioni, amplificando gli effetti nefasti del riscaldamento globale e degli eventi climatici estremi. I bacini tropicali vitali, come l’Amazzonia, il Congo e l’Asia-Pacifico, sono prossimi a diventare epicentri di una catastrofe climatica di proporzioni inimmaginabili.

La gravità della situazione richiede azioni immediate e sostenibili per assicurare un futuro alle foreste e mitigare la crisi climatica che si sta intensificando rapidamente. Attualmente, solo poco più di 2 miliardi di dollari all’anno sono destinati globalmente alla protezione delle foreste, una cifra insignificante se confrontata con gli investimenti internazionali in settori meno cruciali. Le popolazioni indigene e le comunità locali, nonostante abbiano dimostrato di essere guardiani efficaci delle foreste, sono lasciate senza le risorse necessarie per gestire le proprie terre, alimentando ulteriormente l’ingiustizia ambientale.

I rapporti evidenziano l’urgenza di azioni concrete entro il 2030, tra cui la cessazione dei sussidi per attività dannose per gli ecosistemi e una radicale riforma delle leggi commerciali globali a favore delle foreste. È imperativo riconoscere tempestivamente i diritti alla terra delle popolazioni indigene e adottare una transizione rapida, ma graduale, verso economie basate sulla natura.

Mentre i governi sono chiamati a rendere conto delle promesse fatte, esempi virtuosi come il programma ARPA in Brasile e il WWF Forests Forward dimostrano che approcci basati sulla scienza possono essere implementati con successo a livello locale e internazionale. La protezione delle foreste, la transizione a filiere sostenibili e trasparenti, e il ripristino urgente degli habitat essenziali emergono come imperativi categorici per affrontare la crisi attuale in modo integrato e condiviso. La mancanza di azioni decisive rischia di condurci verso un futuro oscuro, in cui la distruzione delle foreste si tradurrà in un prezzo inestimabile per l’umanità e l’intero pianeta.